Il respiro, come il battito cardiaco o il battito di palpebre non fa parte di quelle attività volontarie del nostro sistema nervoso ma è un gesto autonomo, se così non fosse, basterebbe addormentarsi per smettere di farlo.
Qualche anno fa lessi il libro di Marik, campione del mondo di apnea, intitolato “La scienza del respiro”: mi è servito molto per il mio lavoro ma anche nella mia vita privata.
Mi resi conto di quanto ancora dovessi imparare sull’argomento, nonostante il Pilates, disciplina che insegno, si basasse completamente sull’attività diaframmatica.
Ancora mi ricordo di essere rimasta molto sorpresa leggendo che i delfini non dormono mai del tutto, ma tengono attiva metà del cervello a turno per continuare a respirare e di quanto sia fondamentale questo ponte tra il nostro S N autonomo e quello volontario.
Effettivamente, fermarsi per qualche momento durante la giornata per controllare la durata del nostro respiro, da dove prendiamo aria, come ci siamo posizionati per farlo, dove si ferma l’aria incamerata, se rimaniamo spesso in apnea o espiriamo dal naso o dalla bocca è già un modo per ricercare noi stessi e per rilassarci.
Gli esercizi descritti nel libro sono utilissimi, per sportivi e non, ma soprattutto ci ricordano una cosa assai banale ma fondamentale: noi viviamo attraverso il respiro e se non lo alleniamo o almeno non ne abbiamo coscienza, non sapremo poi ascoltarci, calmarci o semplicemente gestire la fatica fisica.
Spesso durante le lezioni, ripeto ai miei clienti di respirare, a volte mi fermo a spiegare la manovra di Valsalva ricordandomi che non è affatto scontato saper gestire un carico con la giusta attenzione sul core e ad ogni nuovo arrivato alle lezioni di pilates, spiego la respirazione richiesta che non è quella naturale.
La prima cosa che noto, durante uno sforzo importante vicino ad un massimale di carico è che se il cliente si concentra sui tempi del respiro ( In- gonfio l’addome in maniera iperpressiva- apnea- ex nella fase finale massima del movimento), il risultato è più pulito, più pensato, meno faticoso ed eseguito quasi sempre in maniera professionale.
Altrettanto nel Pilates, se si respira come da manuale, la fatica ma anche l’attivazione del core sarà massima e avremo il risultato desiderato: il nostro corsetto addominale si rafforzerà e il controllo su ogni movimento sarà perfetto.
Curiosi?! Venite a provare una lezione…
Vi lascio un piccolo esercizio di Mike Maric che uso per addormentarmi nelle serate più agitate, si chiama respirazione frazionata:
- ci sdraiamo sul letto, supini e con le braccia vicino i fianchi
- chiudiamo gli occhi e rilassiamo i muscoli
- inspiriamo ed espiriamo solo dal naso
L’inspirazione sarà lunga e partirà dalla pancia, aprendo poi il torace e la parte clavicolare alta alla fine.
Espireremo poi in maniera frazionata ma in ordine inverso: dalle clavicole verso la pancia per 2 secondi, tratteniamo per 2 secondi (apnea o fase di ritenzione del respiro), ancora per 2 secondi espiriamo e poi di nuovo fermiamo in apnea per 2 secondi, fino al completo svuotamento dei polmoni.
Possiamo eseguirla più volte.